Tuesday 21 December 2010

Memoria della Shoah (di Cristina)

“A volte basta un attimo per scordare una vita, ma a volte non basta una vita per scordare un attimo.” - Jim Morrison

“Cos'è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?” ricordare la Shoah sembra essere diventata quasi una stupida tradizione che da circa mezzo secolo continua. Ma sappiamo realmente perché ricordiamo questo orribile “annientamento”? Manifestazioni, assemblee, congressi vengono sempre organizzati nelle scuole ricordando tutto ciò che è avvenuto a quelle migliaia di persone ebree che furono decimate per la  “difesa della razza”. Tutto ebbe inizio nel 10 luglio 1921  in una Germania uscita dalla Seconda guerra mondiale distrutta e annientata non solo economicamente ma anche moralmente. Proprio in questa terra e in quel periodo Adolf Hitler, un anonimo ed oscuro reduce di guerra di origini austriache,  veniva eletto capo indiscusso di una piccola formazione di destra, dal nome "partito nazional-socialista dei lavoratori tedeschi". Sarà proprio lui che negli anni successivi organizzerà ciò che verrà ricordato come “Olocausto”(termine improprio) o “Shoah”. Ma di questo ne parleremo dopo. Perché ricordare allora? E’ qualcosa che è avvenuto più di mezzo secolo fa e allora per quale ragione continuano a insistere su questo grave evento sponsorizzandolo quasi fosse un evento commerciale?
 "Ricordare, ricordare è come un po' morire tu adesso lo sai perché tutto ritorna anche se non vuoi."
Credo che la risposta si possa ritrovare in queste brevi frasi.
Ha ragione Giuseppe Tornatore a definire il ricordare "come un po’ il morire". Forse è per questo che molti di noi si impongono di dimenticare qualcosa che li ha profondamente feriti o lasciati insoddisfatti. Si fa presto a definire la Shoah un semplice "genocidio" o una cruentissima violenza verso una razza in particolare, quella ebraica, è facile definire Hitler un uomo diabolico e malvagio ma è altrettanto facile ricordare davvero ciò che è accaduto? Siamo davvero in grado noi, dopo tutti questi anni, di ricordare e tramandare ciò che avvenne? Capire cosa veramente significò essere rinchiusi in dei campi di concentramento e sterminio, essere strappati dalla propria famiglia, essere cacciati via dalla propria città, essere derisi ,maltrattati e infine uccisi?
E' ovvio che essendo un evento accaduto nel passato non potremo mai ripercorrerlo nella sua vera essenza. Ma i ricordi sono il nostro modo di tener in vita il passato. E ciò che ci rimane per poter meglio affrontare questo drammatico evento non sono altro che i ricordi.. E' proprio per questa ragione che abbiamo pensato di partecipare a questo concorso sperando di poter, un giorno, vedere con i nostri stessi occhi i luoghi e la disperazione di ciò che gli ebrei furono costretti a vedere con i loro.
 Tutti abbiamo il diritto e il dovere di ricordare. Ricordare per non negare; ricordare perché la storia insegna; ricordare perché uomini, donne e bambini senza colpa sono stati torturati e portati alla morte. Infatti da tanti anni nel nostro Paese si celebra il 27 gennaio come "giornata della memoria" in onore di tutti i gli ebrei deceduti ma anche di tutti i prigionieri che hanno avuto la fortuna di rimanere vivi. Era proprio il 27 gennaio 1945 quando le truppe sovietiche abbatterono i cancelli di Auschwitz e liberarono i pochi sopravvissuti. Gli studiosi hanno preferito denominare questo sterminio con il termine "Shoah" che appunto in ebraico significa “annientamento” e indica perfettamente i crimini commessi contro una parte dell’umanità: la comunità ebraica. Ma avrete di certo sentito anche il termine "Olocausto" che molti non sanno essere improprio. "Olocausto" infatti significa "sacrificio volontario" e di certo definire la Shoah un olocausto è una vera e propria blasfemia. Il termine più adatto sarebbe "genocidio" in quanto dobbiamo pur sempre ricordare che la foga nazista e fascista non si sfogò solo su gli ebrei ma anche sugli zingari, sugli handicappati, gli omosessuali, i Testimoni di Geova, i malati di mente e gli oppositori politici. Praticamente su tutti coloro che secondo Hitler avrebbero "inquinato" la razza
pura.


Nei giornali di allora è facile riscontrare articoli riguardanti atti vandalici, truffe, omicidi che avevano sempre come protagonisti gli ebrei; oggi, sappiamo che in realtà la maggior parte di queste vicende non erano del tutto vere ma a quei tempi i nazisti non facevano altro che convincere indirettamente e subdolamente i cittadini che gli ebrei dovevano essere allontanati dalla società in quanto "causa di tragedie".  Il 10 novembre 1938 giornali italiani come La Stampa o Il Corriere della Sera, ma soprattutto giornali stranieri, riportavano in prima pagina l'uccisione di Von Rath, segretario dell’ambasciata tedesca a Parigi, per mano di un ebreo. Il giovane ebreo per vendicare la deportazione della sua famiglia e vistosi ripetutamente negato il rinnovo del passaporto, andò all’ambasciata tedesca di Parigi chiedendo di incontrare un segretario al quale doveva recapitare dei documenti importanti. Fatto entrare nella stanza il giovane fece partire cinque colpi di pistola al terzo consigliere, von Rath, ferendolo gravemente. Il corriere della Sera riportava: "Mentre alcuni uscieri coricavano il ferito sul divano altri si impadronivano dell'assassino, che aveva gettato a terra la sua arma, una rivoltella di 6.36, cinque proiettili erano stati esplosi: due avevano colpito Von Rath alla spalla destra e alla regione addominale. Il consigliere ,che è ha 29 anni, è stato trasportato d'urgenza in una clinica del quartiere dove il suo stato è stato giudicato tuttora assai grave". Noi però sappiamo che dopo qualche ora, circa intorno alle ore 21, Hitler ricevette una telefonata che lo mise al corrente dei fatti: Von Rath era morto. E ancora una volta il caso giocò un ruolo determinante nella successione degli avvenimenti. Tutto ciò che avvenne quel giorno a Parigi infatti non fece altro che favorire il piano di Hitler. La notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 si consumava in Germania uno dei più odiosi e ignobili attentati contro la comunità ebraica tedesca , passato alla storia e ricordato come la “notte dei cristalli”. Migliaia di vetrine di negozi ebrei infrante a colpi di mazze e bastoni; sessanta sinagoghe incendiate; trentamila ebrei tirati giù dai propri letti nel cuore della notte, strangolati, violentati e uccisi, i reduci invece vennero  arrestati per essere inviati a morire a Dachau e a Buchenwald; le piazze delle città si trasformarono in enormi focolari, dove furono bruciati migliaia di libri non graditi ai nazisti. E fu così che si avverò la profezia del poeta tedesco, ebreo di nascita, Heinrich Heine, che quasi un secolo prima aveva ammonito: “Ricordatevi che prima si bruciano i libri e poi si bruciano gli uomini”.Successivamente all’ omicidio commesso a Parigi, la commissione presieduta da Goering “per l’espiazione e la rivalsa del delitto di Parigi” emise tre ordinanze: la prima ordinava agli ebrei tedeschi di pagare un miliardo di marchi; la seconda li costringeva a occuparsi di riparare a proprie spese le case e i negozi devastati in seguito agli atti di distruzione dei giorni precedenti e una terza ordinanza che escludeva gli ebrei da ogni forma di commercio e artigianato. Posti nella condizione di non poter lavorare e quindi sostenere la propria famiglia,gli ebrei erano condannati a una morte civica.
Quindi non solo il danno ma anche la beffa!

 E in Italia? Alcuni giornali fascisti affermavano che gli ebrei avevano intenzione di conquistare il mondo intero.
La fase di incubazione del razzismo fascista si va chiarendo, attraverso documentari che ancora oggi si vanno scoprendo  negli archivi, in un mosaico sempre più inquietante, che ci permette di scoprire la genesi dell’antiebraismo. Le sanzioni legislative del 1938 furono infatti precedute da un propaganda ideologica che colpiva, dapprima, moralmente gli ebrei . La tempestiva introduzione dei provvedimenti legislativi conferma una diffusione forzata più per imitazione della Germania Hitleriana che per vera convinzione. Questo è dimostrato da una serie di documenti consultabili oggi presso l’Archivio centrale dello Stato, provenienti dal Ministero per la Stampa e Propaganda.
Uno tra i documenti più emblematici riguarda il quotidiano diretto da Roberto Farinacci, “Regime Fascista”; egli infatti era molto legato a Mussolini e fu proprio lui che lo aiutò a diventare una figura importante nella storia dell’Italia fascista. Fu fedelissimo all'alleato tedesco, tanto da poter essere definito "il più nazista dei quotidiani in lingua italiana". In un periodo dominato dalle più grandi incertezze e dalla mancanza di precisi punti di riferimento, "Il Regime Fascista" si affermò come espressione del fascismo più "puro" e intransigente, che trovava nelle origini del movimento fascista, la spinta ideale della lotta nel presente.
Ma in quel periodo erano tanti coloro che affiancavano apertamente il partito di Mussolini,
proprio Oscar Sinigaglia, volontario della Prima Guerra Mondiale
, lavorò nel ministero delle armi e munizioni prima di passare nel 1923 alla Società Finanziaria per l’industria e il commercio; società che raggruppava le partecipazioni del Banco di Roma, e quando il Governo salvò il Banco, Mussolini gli affidò la presidenza della società. Sinigaglia dichiarò che avrebbe sempre e per sempre appoggiato il regime Fascista. Fu colui che creò con Giurati nel 1920 la Lega Italiana per la tutela degli interessi nazionali ma fu soprattutto colui che diede vita al primo nucleo del Fascio di Combattimento. Non dobbiamo dimenticare infatti che già nel 1920 la Monarchia subiva il Fascismo, cercava di moderarlo e il Re poteva contare sempre sulla lealtà delle Forze Armate, della Burocrazia Statale, della Magistratura, della Diplomazia ma non bastò. Ugualmente Mussolini nel 1922 ebbe, come Capo del Governo, 306 voti di fiducia dal Parlamento; solo 112 i contrari ed i deputati fascisti erano solo 35. I Partiti democratici dell'epoca, popolari e liberali, votarono la fiducia a Mussolini.
Molti sostengono infatti che le radici del  fascismo sia possibile riconoscerle in un periodo precedente alla seconda metà del 1936;  ufficialmente il fascismo infatti nacque il 23 marzo 1919 a Milano. Quel giorno a Piazza San Sepolcro nella sede in quel tempo del Circolo per gli Interessi Industriali, Commerciali e Agricoli della provincia di Milano ovvero all'interno di Palazzo Castagni, si radunò un piccolo gruppo di circa 120 ex combattenti, interventisti, arditi e intellettuali, che fondarono i Fasci italiani di combattimento insieme a uomini di potere quali Oscar Sinigaglia e Giurati.
Il loro scopo era uno solo: prendere il potere.
Infatti non avevano una ideologia precisa, ma, come la definisce Norberto Bobbio, una ideologia della negazione, sono anti-progressivi, anti-democratici, anti-razionalisti, contro l'uguaglianza ed esaltano le virtù eroiche e la violenza. E proprio questa mancanza di connotazioni specifiche creava la confusione e l'ambiguità politica che relegarono i Fascisti a ben pochi seggi al parlamento incapaci di tramutare il loro movimento in una realtà amministrativa.
Tra queste figure , in questo contesto, non possiamo fare a meno di citare Giuseppe Bottai, “pochissime figure hanno nella più che ventennale vicenda del fascismo un ruolo e una importanza pari a quelli che egli ebbe. E nessuna, a parte ovviamente Mussolini, ne ebbe di più. E ciò non solo per la sua lunghissima, praticamente continua, permanenza in altissime cariche di governo e pubbliche, ma perchè quasi nessuno degli uomini del vertice fascista espresse così intrinsecamente e genuinamente la sostanza del vero fascismo e operò con altrettanta consapevolezza, capacità e coerenza per trasfonderla nel regime e nella società." Questo è ciò che scrive Renzo De Felice nel volume "Mussolini il duce-Lo Stato totalitario" riguardo Giuseppe Bottai. Un giudizio che deve far riflettere, considerando i vari ruoli ricoperti da Bottai. Egli è forse stato uno dei più "veri" fascisti. Fu infatti, tra gli uomini del vertice fascista, colui che si adoperò con maggior impegno e precisione al fine di dare una prospettiva concreta al fascismo. Era uomo di cultura, dotato di spirito critico e di notevole intelligenza e sensibilità politica. C'è chi ha voluto vedere in Bottai, una specie di fascista critico e "liberale"; e chi invece ha giudicato le sue azioni interne al fascismo che non erano assolutamente tese a dargli una prospettiva più moderata, ma semmai più totalitaria. La rivista "Critica fascista", nata nel 1923 e da lui diretta fu tra le maggiori pubblicazioni quella che più si spinse a prendere in esame i problemi socio-economici, culturali, dei giovani e della scuola, attirando a sè le simpatie di non pochi giovani intellettuali che venivano in questo modo direttamente coinvolti nella realtà del fascismo. E' da tenere conto la data di pubblicazione della rivista: il 1923. Il fascismo è al potere da appena un anno e alcuni dubitano della consistenza del fascismo stesso, pensando che si tratti solo di un movimento, il cui successo è destinato ad esaurirsi velocemente. E' lo stesso Mussolini che, all'epoca, sente l'esigenza di "durare" e dare una prospettiva seria al fascismo. "Critica fascista" nasce proprio per questa esigenza: dare solidità al fascismo cercando di instaurare rapporti con il mondo intellettuale piccolo-medio borghese. Mentre Farinacci ed altri fascisti con i loro giornali alimentano l'intransigentismo, riviste come quella di Bottai, pur partendo dal presupposto che il fascismo sia l'unica idea nuova e veramente rivoluzionaria, si sforzano di interpretare la realtà italiana in maniera spesso lucida.
In breve, possiamo dire che dal punto di vista culturale, "Critica fascista" fu certamente la rivista che contribuì maggiormente a legare a sè molti giovani intellettuali, dando perciò non solo una prospettiva futura al fascismo, ma anche una vitalità ed un entusiasmo che si esauriranno solo con la tragica realtà della Seconda Guerra mondiale.
Bottai nel 1944 a regime oramai caduto scrisse : "noi fummo tratti a fidare soprattutto in noi; il che vuol dire sulla nostra volontà, che ci fece ritenere illimitata la nostra potenza creatrice, più che sulla nostra coscienza che ce ne avrebbe mostrati i limiti....e, sdegnosi di quella formula dei padri, secondo la quale la politica è l'arte del possibile, operammo come se la politica fosse l'arte dell'impossibile, del meraviglioso, del miracoloso. Da ciò la tragica sproporzione tra i disegni accarezzati o mandati ad effetto, e le reali possibilità, che ci ha portato a questo collasso spaventoso." Questo testimonia appunto che ciò che fecero i fascisti fu una diretta conseguenza delle idee troppo “fantastiche” di cui la società di allora si vantava, quasi potessero riuscire a conquistare il mondo con “l’arte dell’impossibile”.
Un'altra figura fondamentale nella storia della diffusione del fascismo è Giovanni Preziosi.
Egli  è stato , per oltre trent'anni, il più coerente e deciso studioso della questione giudaica nel nostro paese. AI suo lavoro di storico e ricercatore `inviso alle moltitudini' si devono i principali testi di milizia e di combattimento editi durante il Ventennio Fascista. II mensile "La Vita Italiana" ha rappresentato la voce , troppo spesso inascoltata o sottovalutata dai vertici del Fascismo, imperiosa della Latinità e della Romanità che lanciava il grido d'allarme contro il pericolo ebraico nel nostro paese, mettendo in guardia l'Italia Fascista , e lo stesso Mussolini, contro i suoi più temibili avversari: i Giudei. Per trent'anni Preziosi ha scritto - praticamente in solitudine - di Giudaismo e di Giudei rilevando lucidamente le connessioni internazionali con il Bolscevismo e la Plutocrazia, con l'Alta Finanza Giudaica e l'Internazionale Comunista; tutti strumenti dell'Internazionale Ebraica.
Però Maurizio Lattanzi afferma che “ln linea di principio Preziosi non può essere definito antisemita, in quanto il termine `semita' designa anche la razza araba, contro la cui identità religiosa e culturale egli non ha mai espresso giudizi di valore negativi. Né è possibile definire Preziosi semplicemente un antisionista, poiché le posizioni politiche antisioniste `inquadrano' solo parzialmente l'obbiettivo ebraico. II sionismo è infatti la `cristallizzazione' politico-organizzativa che delinea i profili istituzionali dell'ebraismo internazionale." Quindi da sempre fu ben chiaro il progetto di Preziosi. Allontanare completamente la razza ebraica dalla razza italiana.
Eppure i primi articoli violenti come esortazione all’odio razzista nei confronti degli ebrei vennero considerati positivamente negli ambienti ministeriali poiché, capivano bene, che tutto questo stava preparando il terreno all’emanazione di misure discriminatorie. Certo non mancarono i dubbi, causati dall’atteggiamento assunto da Farinacci sulla distinzione degli ebrei in due campi, a seconda del comportamento assunto da ciascuno di essi verso il regime; questa quindi era una vera e propria contraddizione nei confronti del razzismo. Gli articoli di “Regime Fascista” suscitarono reazioni preoccupate anche fuori d’Italia;  le informazioni raccolte dall’Ufficio politico della Milizia testimoniano che “gli ebrei americani” si allarmarono e per ritorsione penalizzarono gli immigrati italiani.







In generale però si pensa che l’antisemitismo di Mussolini si dichiarò in modo netto solo a partire dalla seconda metà del 1936. Nonostante le chiassose manifestazioni antisemite di alcuni gruppi estremi del fascismo, fino a quell'anno la stessa possibilità che in Italia si determinasse un problema ebraico appariva agli occhi di tutti non solo remota, ma addirittura assurda, anche in considerazione della legge sulle Comunità israelitiche approvata nel 1931, che garantiva una sostanziale libertà di culto.
Comparve il 15 luglio 1938 come articolo anonimo nella prima pagina del giornale “Manifesto della Razza” il titolo: «Il Fascismo e i problemi della razza». In poche parole secondo questo quotidiano la razza italiana era pura e non doveva essere contaminata da ebrei, che erano 39.000 di cittadinanza italiana, a cui andavano ad aggiungersi 11.200 stranieri.
Il Vaticano non si oppose apertamente a questa iniziativa fascista ma era preoccupato per la situazione di ebrei convertiti al cattolicesimo.
Da questo momento in poi iniziò la diffamazione antisemitista per convincere gli italiani che gli ebrei erano un popolo straniero da disprezzare. Fu proibito a loro andare a scuola, partecipare alla vita politica e lo stesso Mussolini elaborò lo slogan "Discriminare e non perseguitare”. . L'applicazione delle leggi e la diffusa propaganda anti-ebraica di quel periodo causarono comunque una crescente perdita di diritti da parte dei cittadini italiani di origine e/o religione ebraica e crearono condizioni che facilitarono poi le azioni ben più repressive messe in atto alcuni anni dopo dai nazi-fascisti.
L’inizio delle persecuzioni determinò un allontanamento dall’Italia di migliaia di ebrei per lo più appartenenti al mondo universitario, scolastico e in generale appartenenti al mondo del lavoro pubblico, causato da una serie di episodi violenti nelle città italiane più importanti.
Da dove deriva questo odio verso questo popolo? Fin dalle epoche più antiche gli Ebrei sono stati sempre vittime di persecuzioni e di genocidi sia nella loro terra che nei territori dove fuggivano. Intorno al IV sec. a.C. gli ebrei vagavano in cerca di una terra nel Medio Oriente ma la loro storia è raccontata nella Bibbia nel Vecchio Testamento: non furono tollerati poiché erano monoteisti e contrastavano la religione greca degli dei dell’Olimpo, tuttavia, i Romani riservarono loro un buon trattamento. Ma con l’avvento del Cristianesimo la loro situazione cambiò: infatti, gli ebrei erano accusati di aver ucciso Gesù sulla croce e dovevano essere puniti per questo. Non avrebbero mai trovato una terra disposta ad accoglierli. Nel Medioevo furono scacciati dagli Stati europei cristiani e furono costretti ad essere segregati in ghetti. Una grande cacciata degli ebrei fu fatta dai sovrani “re santi” spagnoli: Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona. Gli ebrei furono costretti a convertirsi al cattolicesimo o ad andarsene dalla Spagna. I numeri parlano chiaro: 80.000 di loro decisero di darsi alla fuga.

  

  

Analizzare la storia del fascismo, del nazismo, dell’antisemitismo, del nostro Paese sarebbe un’impresa alquanto ardua. Tutto ciò che precedette il fascismo non fece altro che aprire la strada a un regime tanto violento quanto persuasivo.
Non abbiamo un numero certo delle vittime provocate dalle violenze e dalle ingiustizie da parte del fascismo ma sappiamo che gli ebrei fatti uccidere nei campi di concentramento furono circa 6 milioni, dato rilasciato dall’ONU. Non a caso sulla sinagoga di Haupstrasse in Berlino c'era scritto: "Ascolta, Israele." Ora l'hanno cancellato e una nuova incisione è stata improntata. Semplice, esaustiva, "storica" e colma di ricordi. Molto semplice: "6 milioni". Nulla di più!
Ciò che è stato è stato e non possiamo fare nulla per cambiare il passato ma possiamo sempre evitare che ciò riaccada. Sembra assurdo, lo so, ma non è così.
Se pensiamo che ancora oggi esistono Paesi dove gli oppositori politici, le persone ritenute di rango inferiore, extracomunitari, bambini e donne vengono rinchiusi nei campi di concentramento che sono dei veri e propri campi di lavoro e di sfruttamento, se pensiamo che ancora oggi esistono Paesi in cui lo sfruttamento minorile e le violenze sulle donne sono all’ordine del giorno, se pensiamo che ancora oggi esistono piccoli gruppi politici che continuano a sostenere le idee di Mussolini e del nazismo perché dovremmo stupirci nel pensare che tutto ciò potrebbe riaccadere se solo noi non cercassimo di evitarlo?
Eppure c’è chi ha il coraggio di negare ciò che è stato.
Il negazionismo infatti nasce come un atteggiamento storico-politico che, utilizzando a fini ideologici-politici modalità di negazione di fenomeni storici accertati, nega contro ogni evidenza il fatto storico stesso. Nel caso della Shoah i negazionisti pensano che Hitler ha fatto quello che ha potuto, ma che la guerra totale contro gli ebrei deve ancora essere portata a termine
. Sembra inutile ribadire che ci sono state le camere a gas in Europa, che i forni crematori durante la Seconda Guerra Mondiale hanno industrialmente vaporizzato milioni di corpi, per volontà politica di Adolf Hitler e compagni, che c’è stato lo sterminio degli ebrei nel cuore dell’Europa.
 

Che la Shoah ha effettivamente avuto luogo. Che non si deve lasciar scivolare il mondo in uno stato psicotico in cui sia possibile insinuare il dubbio che l’annientamento di oltre sei milioni di ebrei abbia avuto luogo. Qualcuno ha giustamente osservato che la risposta a chi nega l’annientamento non può essere solo una risposta basata su cifre, dati, documenti, prove e testimonianze. Lo sterminio non è solo una questione di numeri, argomenti o di storia. Uno dei tratti che caratterizzano il negazionismo è quello di ritenere ogni testimonianza diretta di un ebreo una menzogna (Hitler definisce l’ebreo un “maestro nell’arte di mentire”) e dunque lo sterminio un’invenzione della propaganda sionista mondiale. I negazionisti odierni, i nazisti universitari, hanno prosperato nelle accademie di provincia, in quelle italiane non meno che in quelle tedesche e francesi, dove il nazismo è stato ed è definito una “follia” a chiacchiere, dove è mancato l’interesse e il bisogno di interrogarsi seriamente sul nazismo come fenomeno politico in trasformazione. Sentendo queste raccapriccianti idee non possiamo fare a meno di pensare che in Italia occorre una legge contro chi nega la Shoah. Dobbiamo combattere il peccato e la vergogna del negazionismo con la verità della Shoah perché lottare contro il negazionismo è un dovere etico di ogni persona. Dobbiamo fare in modo che il mondo intero non dimentichi mai ciò che milioni di persone innocenti hanno dovuto subire, dobbiamo fare in modo che la Shoah non venga ricordata solo come una conseguenza politica, la Shoah è stata una profonda ferita nella nostra storia e come tale deve essere ricordata. Siamo tutti responsabili. Siamo tutti protagonisti. Siamo tutti in dovere di ricordare e far ricordare.
Finché abbiamo dei ricordi, il passato dura. Finché abbiamo delle speranze, il futuro ci attende.

Saturday 11 December 2010

Quali sono le cause che determinano l’avvicinarsi alla droga? di Antonino


Il fenomeno della droga è esistito fin da tempi antichi: era infatti già nato in molte zone dell’ America latina e dell’ Asia fin dal 1400. In seguito con lo sbarco in America e la conseguente scoperta del continente da parte di Colombo la droga si diffuse in tutta  Europa. Con il passare del tempo le droghe hanno raggiunto anche le parti più remote del mondo e quindi si è diffusa sempre di più.  Queste alla fine sono ovviamente arrivate fino ai giorni d’oggi.                                                                              
      La droga è una sostanza psicoattiva, psicotropa se vogliamo usare un termine scientifico. È definita   “Qualsiasi sostanza, naturale sintetica o semisintetica, legale od illegale, in grado di determinare una o più perturbazioni delle funzioni psichiche che possono essere percepite come piacevoli e quindi meritevoli di essere ricercate in altre occasioni".
La droga,  in sostanza,  è un veleno e l’ effetto che produce dipende dalla quantità assunta. Il consumo della droga è legato all’evoluzione sociale. I cambiamenti nel modo di vivere portano i giovani a cercare soluzioni alternative. Il progresso, la globalizzazione, la moda sono elementi che concorrono all’aumento del consumo della droga e la fanno diventare come uno dei tanti  prodotti di consumo di massa. Anche le leggi in Europa, ma soprattutto in Italia, sono tolleranti con chi fa uso di droga. Gli esempi di uso di droga ci vengono anche da persone che rivestono cariche pubbliche!!
  Una ricerca compiuta poco tempo fa dimostra che in Italia l’età in cui si comincia ad assumere le prime sostanze stupefacenti è fra i 14 e i 16 anni. Era già scontato che questo problema, come tanti altri, avrebbe coinvolto i più giovani, ma come spiegare questo fatto?
Prima di tutto perché i giovani hanno bisogno di provare sempre nuove emozioni, senza mai avvertire il pericolo che stanno correndo. Infatti accade che in alcuni casi in cui il giovane cade in depressione prova a trovare conforto con l’assunzione di queste sostanze. Una seconda ipotesi è quella  che i ragazzi, vedendo che i propri coetanei vengono ritenuti superiori rispetto a loro per quello che fanno, provano a imitarli. Capita anche che si fa uso di droghe soltanto per puro divertimento. 
Le prime sostanze usate dai ragazzi sono le cosiddette “ droghe leggere”, cioè l’hashish e la marijuana. Queste sono dette leggere perché sono quelle che causano meno problemi al corpo. Sono ricavate dalle foglie della canapa, una pianta coltivata all’inizio solo in India, poi esportata in tutto il mondo. Se usata occasionalmente provoca pochi effetti, ma se viene assunta frequentemente può causare gravi danni. Prima di tutto causa problemi al sistema nervoso come allucinazioni, confusione, mal di testa e perdita di memoria. Poi può anche colpire il sistema respiratorio causando, asma, tosse e altro…        
 Oltre a quelle "leggere" ci sono anche le droghe pesanti. Queste sono molto più dannose delle prime e talvolta possono anche portare alla morte. Ce ne sono vari tipi, ognuno con caratteristiche e cause diverse uno dall’altro: allucinogeni, ecstasy, oppiacei, anfetamine…  Le più utilizzate sono: la cocaina, una sostanza che si presenta sotto forma di polvere bianca e che viene coltivata nelle zone dell’America   latina;  è al centro degli scambi commerciali di tutto il mondo. Anche se assunta poche volte può portare diversi danni al cervello e al corpo come allucinazioni, convulsioni, tachicardia e blocchi respiratori. E’ una delle droghe che causa dipendenza e il più delle volte porta alla morte.   Altra droga pesante sono  le anfetamine; venivano utilizzata durante la Seconda guerra mondiale dalle truppe per essere più svegli in battaglia; sono sostanze stimolanti conosciute per la proprietà di ridurre l’ appetito. Si trovano di solito sul mercato illegale in pasticche, ma vengono anche usate in alcuni farmaci contro la bulimia e l’ obesità.   Troviamo poi   LSD. Questa droga causa una dipendenza psichica, i primi effetti si manifestano dopo poche ore dall’assunzione. I sintomi possono essere nausea e mal di testa, che poi si trasformano in disorientamento, euforia e allucinazioni.  E infine  l’Ecstasy,  è una delle più usate, anche perché molto diffusa nelle discoteche. Negli ultimi anni l’uso dell’ecstasy  si è diffuso  nell’area americana ed europea, causa danni sia al corpo che al cervello, con allucinazioni, depressione, ansia, nausea e tachicardia.    
L’uso delle droghe, pesanti o leggere che siano, è in crescita e anche un uso sporadico o minimo ha conseguenze negative  indelebili nel corpo umano pertanto non bisogna mai abbassare la guardia, attraverso le campagne  di sensibilizzazione rivolte soprattutto ai giovani, affinchè si possa evitare di accostarsi a tale pericolo.

Gli effetti delle droghe sui giovani (di Giulia)


Fin dai tempi più antichi, in ogni società si è fatto uso di qualche sostanza naturale per diminuire l’ansia, il dolore. Dall’inizio degli anni ’60 però, l’uso di queste sostanze, si è largamente diffuso.
Stiamo parlando delle droghe.
Ne facevano uso gruppi ristretti, ma dalla seconda metà del nostro secolo diventa un fenomeno che coinvolge tutta la società.
Le droghe sono sostanze che alterano il comportamento di una persona e hanno effetto sul sistema nervoso e sul cervello.
Producono ben presto forme di tolleranza e assuefazione, ciò significa che si aumenta la dose per produrre lo stesso effetto.
Colui che avrà bisogno di dosi più frequenti e più forti, diventa un tossicodipendente. Questo fenomeno interessa maggiormente le fasce giovanili.
In Europa i tossicodipendenti sono molto numerosi, l’Italia è al primo posto.
Molte sostanze causano dipendenza, fra le più diffuse vi sono la cocaina, l’eroina, il tabacco e l’alcol.
Gli studenti che fanno uso di sostanze stupefacenti ottengono voti inferiori e hanno minori probabilità di diplomarsi rispetto ai loro compagni che non ne fanno uso.
I giovani che bevono alcol o fumano marijuana sono più depressi e ansiosi, hanno difficoltà a percepire ciò che succede intorno a loro.
Possono avere problemi nella vita quotidiana, hanno minori capacità di apprendere, di ricordare le informazioni.
Gli effetti negativi della droga sulla memoria e l’apprendimento possono durare per giorni o settimane dopo che sono svaniti gli effetti più acuti.
Chi consuma droga è esposto a improvvisi “momenti di vuoto” e a periodi di irresponsabilità e inaffidabilità.
Ma gli effetti delle droghe sui giovani possono essere anche positivi. Infatti i ragazzi possono avere più fiducia in sè stessi e più motivati nel perseguimento dei loro obiettivi.
Con un’assunzione eccessiva e ripetuta di una sostanza stupefacente si rischia di morire.
Questo fenomeno è chiamato overdose.
L’overdose più frequente è quella ottenuta con l’assunzione di dosi eccessive di eroina, ma anche di cocaina.
I sintomi principali sono: la perdita di coscienza, respirazione molto rallentata, tremore muscolare con possibile paralisi.
La maggior parte delle morti per droga si concentra nella fascia d’età 25-40 anni, ma l’età minima tende a diminuire.

Droga! (di Gabriele)

Una parola terribile! Una parola che noi spesso neanche vogliamo pronunciare; come se questo argomento non ci interessasse. Non è così invece. Usiamo altre parole per definirla, come se chiamarla "sballo", "fumo", o in un altro modo facesse apparire il problema meno grave di quello che è. Eppure sta vicino a noi, ci insegue, ci circonda, ci tenta, ci appare accanto nei posti più  impensati. Stimola  la nostra curiosità, ci illude di farci divertire, di riempire il senso di vuoto che a volte ci coglie. Ci fa sentire meno soli. Diversi dagli altri, più liberi. Ci illudiamo che possa non portare a conseguenze spiacevoli. Non fa male. Perché non  usarla? In fondo,quando si vuole, si smette! La si gestisce come si vuole!
Dopo un po’, però, è lei a gestire noi: alterazione della coscienza, stati demenziali, disturbi dell’umore, d’ansia, crisi convulsive(attacchi epilettici)…
Sono molte le persone, giovani e meno giovani, dipendenti dalla marijuana, dall’hashish, dalle pasticche di ecstasy più diffuse fra i giovani. Le sostanze che esse contengo appartengono a varie categorie: MDMA, MDA, CB; amfetamine; caffeina; anabolizzanti; allucinogeni (LSD ketamina).
I morti d’ecstasy sono tanti: morti dopo avere assunto tali sostanze durante i weekend e le feste, per sentirsi disinibiti e affrontare meglio le difficoltà:socializzare con i coetanei, trovare un contatto emotivo, diminuire la fatica e sentirsi euforici.
Tutto questo il giorno dopo scompare drasticamente per dare spazio ad un umore depresso, ad uno stato confusionale, allucinazioni, nausea, vomito ….
Purtroppo però esiste una diffusa tolleranza sul fenomeno ”droga”e la sua cultura del ”divertimento”. Pertanto combatterlo è difficile, ma non impossibile.
Dobbiamo stare attenti anche a sostanze non sempre illegali,come gli psicostimolanti: caffeina, nicotina, taurina (contenuta nella Red Bull) perché pericolosi se associati ad alcolici. Eppure si trovano in qualunque supermercato o bar.

Uso –Abuso -Dipendenza una catena che inizia con una speranza e termina con la morte. di Silvia


È vero: La droga si sta globalizzando. 4 Maggio 2002, Un diciottenne muore per overdose, dopo l’assunzione di sostanze stupefacenti. Tutto ha inizio un sabato sera in piazza,dove i ragazzi non avendo niente di meglio da fare, per divertirsi, passano le ore bevendo, fumando e in molti casi drogandosi . Con  questa affermazione-
“dai, su, prova, e vedrai che cambiamento”-, i tossici invitano l’amico a provare. È stata questa la sorte del nostro povero Luca , un giovane ribelle che, come tutti gli adolescenti , credeva che un giorno i sui  sogni si sarebbero realizzati, ma che per “gioco”, un gioco apparentemente innocuo, diventa un drogato. Come Luca sono molti i ragazzi che a partire dai 13 anni, diventano dei consumatori sia per curiosità e  divertimento,  sia perché lo fanno tutti. Ogni mese, su richiesta di mercato, vengono inventate quattro nuove droghe,  l’Italia, infatti, si trova ai primi posti per l’uso di sostanze stupefacenti (come canne , e cocaina). Gli effetti di queste “sostanze killer” sono molteplici: tosse, asma, problemi alle vie respiratorie, agitazione, tensione, ansia, confusione, allucinazioni, e ancora difficoltà alla memoria, complicazioni organiche,ed intossicazione acuta. Oltre a effetti negativi dobbiamo tenere in considerazione gli effetti piacevoli che son quelli per cui i ragazzi  ricercano queste sostanze in altre occasioni: flusso di idee scorrevoli, pensieri creativi e filosofici, e infine diminuzione dello stress e della nausea. Queste sostanze viaggiano in maniera sicura e in pochissimo tempo arrivano al cliente che a sua volta le venderà alle “giovani vittime”. Un fenomeno sicuramente in continua evoluzione, ma a chi dare la colpa a tutto ciò? Ai genitori troppo impegnati nel loro lavoro, o alla società che non da nessun strumento di divertimento a questi ragazzi che non avendo niente da fare imboccano la via per la morte?

Entrare nel tunnel della droga?Impossibile uscirne. di Viviana


 
È cronaca degli ultimi anni la morte di un ragazzo  castellammarese di 23 anni ucciso dalla droga. Negli ultimi anni è aumentata notevolmente la percentuale di ragazzi che fanno uso di sostanze stupefacenti , sono in relazione a questa percentuale le morti che si verificano . La morte di questo ragazzo, Luca, morto per overdose, dovrebbe far capire a molti ragazzi che la droga non porta a nulla  di buono ma solo alla morte .
Ma perché si fa uso di queste sostanze nonostante i rischi?
Il 25 % dei giovani perché è spinto dalla curiosità , il 20 % per divertirsi e il 15 % perché ormai fare uso di droghe è diventata una moda e quindi la maggior parte rispondono: “perché lo fanno tutti”.
Ma quali sono le sostanze più richieste?
Le droghe che circolano in modo più frequente tra i giovani sono diverse: prima fra tutti la cannabis ( marijuana , hashish) , poi l’ecstasi e anche psicostimolanti  come anfetamine , cocaina e crack( le più pericolose) . Poi vi sono altri tipi di sostanze molto richieste soprattutto dai più piccoli , che apparentemente non sembrano droghe ma fanno lo stesso parte del gruppo degli psicostimolanti , si parla della Redbull. Una bevanda molto comune e assunta da parte di tutti , ma non si pensa al fatto che essa è pur sempre una droga. Da ricordare anche le anfetamine utilizzate come prodotto farmaceutico per alleviare il dolore .
Il tempo che in genere viene impiegato per fare uso di queste sostanze è di 5 minuti.
Solitamente i ragazzi chiamano per telefono lo spacciatore allo scopo di ottenere “la roba”; si tratta di Marketing sociale un fenomeno molto sviluppato ai giorni d’oggi . I luoghi più utilizzati per spacciarle sono principalmente le discoteche e la scuola.
Quali sono dunque gli effetti indotti dall’uso delle droghe?
Gli effetti generati dall’uso di queste sostanze  sono diverse : agitazione,tensione,ansia, confusione, allucinazioni, cambiamenti di stato  della coscienza, dipendenza psicologica , difficoltà della memoria e morte.   
 Una delle conseguenze più gravi della droga è la dipendenza , diventare cioè una vittima di essa , significa non poterne fare più a meno. Per fortuna oggi sono aumentati i controlli da parte delle forze dell’ordine sui giovani , è aumentato il numero dei controlli nelle scuole, inoltre il nuovo codice della strada ha emanato una nuova legge , questa obbliga i ragazzi che sono sul punto di prendere la patente a sottoporsi a un esame di controllo,questo infatti dovrà attestare la non presenza di alcun tipo di sostanze stupefacenti nel corpo. Le conferenze nelle quali si parla del fenomeno della droga e degli effetti che porta sui giovani sono aumentate notevolmente e questo per mettere in guarda i giovani, per far capire loro che una volta entrati nel tunnel della droga è molto difficile uscirne sani e salvi.

Quanto costano i “superpoteri”? di Alessandra


“Scegliete la vita”. È proprio Trainspotting, un film shock sulla droga che ha fatto scandalo nel 1993, a ricordarcelo.  Nonostante gli avvisi il fenomeno droga persiste ed evolve continuamente nel tempo. L’Italia è uno scenario parecchio conosciuto nel mondo a causa dei numeri delle classifiche: in Europa ci troviamo al quarto posto per l’uso di cocaina e al primo per quello di cannabinoidi. E come se non bastasse la Sicilia si sta facendo avanti anche come produttrice. Di conseguenza si deduce facilmente come la droga e tutto ciò che comporta sia un fenomeno molto, anzi troppo, diffuso nel nostro Paese. Circa i 2/3 dei ragazzi italiani fanno uso di sostanze. Ma sanno davvero a cosa vanno incontro? Innanzitutto il rischio di “addiction” ovvero di dipendenza, può sembrare relativamente basso ma è fatale, soprattutto per sostanze illecite supera il 50%. I rischi indotti: alterazione della coscienza e agitazione  psico-motoria (quelli più evidenti già dalla prima assunzione). Ovviamente non è tutto!  Amnesie e repentini sbalzi d’umore sono all’ordine del giorno per un tossicodipendente; anche gli attacchi di panico e le manie di persecuzione lo tormentano giornalmente. Non può nemmeno dormire sonni tranquilli in quanto l’assunzione di sostanze stupefacenti comporta disturbi del sonno quali ad esempio incubi ed insonnie per poi degenerare in disturbi psicotici e addirittura nei tanto pericolosi attacchi epilettici. Le droghe più usate dai giovani sono i derivati della cannabis, occorre perciò delineare un quadro più preciso sui danni che il loro uso comporta. Seppur controversa per molti anni, la dipendenza da cannabis è stata recentemente dimostrata. Intanto bisogna distinguere tra effetti positivi ed effetti negativi. Perché si, le droghe hanno anche effetti apparentemente positivi che nascondono però danni irreversibili. Sicuramente l’uso di cannabis provoca una diminuzione dello stress  e un netto miglioramento dell’umore così come una più precisa percezione sensoriale; ci rende tutti “filosofi”, pronti ad esprimere pensieri creativi e a metterci in mostra anche grazie ai cambiamenti cinestetici apportati (ovvero ad una percezione diversa del nostro corpo). Ma a quale prezzo? Un prezzo decisamente salatissimo: tosse, asma, paranoie, allucinazioni, ansia, dipendenza psicologica, noia e per gli studenti una difficoltà della memoria a breve termine compromettente. E ancora: tensione dei muscoli facciali, peggioramento del coordinamento motorio, aumento dell’appetito. Certamente tutto amplificato nei ragazzi che ancora sono nell’età della crescita. Chi è veramente disposto a “sborsare” così tanto?

“Se ti droghi ti capisco, perché il mondo ti fa schifo; se non lo fai ti ammiro, perché sei in grado di combatterlo.” di Cristina


Una società deviata, una società malata, una società che non crede più nei valori, quelli autentici, quelli da elogiare perché puri e genuini. E’ forse questo il motivo vero da attribuire all’immensa e continua diffusione di droghe di qualsiasi genere?
Ogni mese in commercio compaiono quattro tipi di droghe nuove, ciò conferma che la frequenza di acquisto è salita e continua a salire costantemente.
Eppure nel nostro Paese sono molte le leggi che puniscono, anche con diversi anni di carcere, gli spacciatori, coloro che stanno dietro a questo grande commercio mondiale dell’ “oro bianco”, ciò nonostante è proprio l’Italia a essere al primo posto per la produzione e la diffusione della cannabis e al quarto posto per la cocaina, è proprio qui ha incontrato sempre di più le mode giovanili e la cultura del divertimento.
Oggi la droga si propone come uno dei tanti prodotti di consumo di massa e anche essa si è “globalizzata”, non a caso infatti il 72% dei giovani afferma di aver, almeno una vota, fatto uso di un tipo qualunque di droga. Tutti però siamo a conoscenza dei danni, certe volte irreparabili, che possono causare i diversi tipo di stupefacenti. Prime fra tutti l’ansia, la confusione, l’asma sono le conseguenze riscontrate in un soggetto che ha fatto uso di droghe, soprattutto se già si è predisposti naturalmente. Ma anche l’agitazione, la perdita di memoria legata anche a un senso di smarrimento caratterizzano i ragazzi che vedono in queste sostanze una soluzione ai loro problemi. I ragazzi fanno uso di droghe, sapendo che fanno male, sapendo che potrebbero essere incisive nella loro vita, sapendo che potrebbero essere puniti, eppure lo fanno, consapevolmente! Come ci ha detto il dott. Faillace “Voi non siete abituati a provare e a sopportare il dolore”. Noi infatti tentiamo ogni strada per trovare vie d'uscita, vie di fuga, vie di salvezza… Vogliamo evadere da tutto un mondo che ci va troppo stretto, che ci rinchiude, ci imprigiona, ci soffoca. La nostra è una necessità non una scelta. O almeno così sembra.
Non ci rendiamo neppure conto che agendo così non facciamo altro che procurare un ulteriore danno alla nostra situazione, possiamo solo danneggiarci e aggravare quel nostro senso di disagio, quella nostra insoddisfazione, quel nostro “male di vivere”. Era il 5 marzo 2009 quando un giovane castellammarese fu ritrovato in uno stato di agonia davanti l’uscio del pronto soccorso a seguito di segnalazione del personale sanitario. Il ragazzo era stato abbandonato dal gruppo di “amici” con cui si trovava, terrorizzati sicuramente da un possibile controllo, lo lasciarono davanti l’entrata del pronto soccorso sperando che qualcuno arrivasse in tempo per salvarlo.
Ma il tempo giocò contro la vita di quel ragazzo che dopo qualche ora morì di overdose da eroina.
Dopo qualche mese un altro ragazzo, facente parte del suo stesso gruppo, morì anche lui di overdose da eroina lasciando un vuoto nella sua vita ma soprattutto in quella dei suoi familiari.
Allora perché non proviamo ad accettare la realtà piuttosto che a ripararci in inutili illusioni?

Sunday 24 October 2010

STUDENTI VS GELMINI !! (di Carmelo e Gabriele)


Venerdì otto ottobre in tutta Italia c’è stato uno sciopero nazionale per protestare contro i tagli effettuati dal governo nei confronti della scuola.
Vi sono state proteste dure ma pacifiche da Roma fino ai comuni di tutto le province del paese.
Nella capitale i manifestanti, che erano più di quindicimila,hanno occupato la parte antistante del Ministero bloccando addirittura alcune vie importanti di Roma. Subito dopo le prime ore dall’inizio della manifestazione sono arrivati i primi commenti da parte dei vari esponenti politici e anche dallo stesso ministro dell’istruzione.
Lei dichiara che gli studenti abbiano utilizzato dei  vecchi slogan e inoltre in questa nota difende la sua riforma,dicendo che è necessario riformare la scuola per migliorarla rispetto al passato. Infine ha stuzzicato l’opposizione affermando: La protesta di oggi però mi pare riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra”.
Immediata è arrivata la risposta del Pd la quale in una nota smentisce le parole del Ministro e le ”rinfaccia“alcuni problemi degli studenti come ad esempio il sovraffollamento delle classi per i tagli di cui parlavamo prima.
Questo sciopero è stato organizzato dalle varie associazioni sindacali soprattutto per il taglio di fondi nei confronti della scuola che hanno eliminato ben sessantasettemila cattedre in tutta Italia.
Un altro motivo importante riguarda la privatizzazione delle scuole;questo può soltanto peggiorare la situazione dell’istruzione perché i privati a cui saranno affidate le scuole penseranno soltanto quanto guadagnare.
Infine questo è stato uno di tanti scioperi che verranno;infatti sabato trenta ottobre e mercoledì tre novembre sono stati indetti altri due scioperi per contestare la riforma .

Contro la riforma Gelmini ... Battaglia persa ? (di Bruno)

DA QUANDO E' STATA ELETTA DALLA CAMERA DEI DEPUTATI NEL 2008, IL MINISTRO MARIASTELLA GELMINI, CON IL DECRETO-LEGGE 169 DEL 1° SETTEMBRE 2008  " DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA DI ISTRUZIONE ",  PIU' COMUNEMENTE CRITICATO COME LA "RIFORMA GELMINI", HA SCATENATO NEL PANORAMA SCOLASTICO ITALIANO IL CAOS ! ;  MA NON SONO SOLTANTO GLI ALUNNI A PROTESTARE CON SCIOPERI OCCUPAZIONI E CORTEI , MA ANCHE IL PERSONALE A.T.A. E I DOCENTI CHE HANNO A LORO VOLTA MANIFESTATO LO "SDEGNO"  PER UN DECRETO CHE RENDE LECITE CLASSI DI TRENTA ALUNNI E PERDITE DI POSTI DI LAVORO PER COLLEGHI GIOVANI E PREPARATI.
DA LE GRANDI CITTA' COME ROMA E MILANO, AI PICCOLI PAESINI DI PROVINCIA, LE SCUOLE HANNO PROTESTATO UNITE LA RIFORMA DEL MINISTERO, CHE PERO'SEMBRA OLTREMODO INDIFFERENTE ALLE INCESSABILI PROTESTE.
MOLTI LA DEFINISCONO UNA BATTAGLIA PERSA, PERCHE EFFETTIVAMENTE IL  MINISTRO E LA SUA RIFORMA CONTINUANO INDISTURBATI IL LORO CAMMINO TRA LE URLA DELLE PROTESTE E IL DISPREZZO UNANIME DEI DOCENTI ITALIANI.   

La Difesa dei diritti della scuola pubblica (di Guido)

L'8 ottobre 2010 in più di 80 città italiane 300 mila studenti sono scesi nelle strade per protestare contro una cattiva gestione della scuola ,diretta dal Ministro Gelmini.
I Ragazzi di tutta l'Italia ormai stanchi ma anche impauriti per il loro futuro si fanno sentire, e provano con tutti i mezzi possibili a fermare le continue riforme che il caro Ministro ogni anno attua a discapito dei tanti professori che dopo anni di studi per laurearsi e svolgere il loro mestiere di insegnante vengono mandati a casa senza speranza nel futuro; ma quelli che più di tutti vengono sfavoriti sono gli studenti, ai quali sono stati levate molte ore di studio, tagliati i servizi e ormai si cerca anche di diminuire i numeri delle classi, infatti si è passato da una media di 18 ragazzi per classe a quella di 30, e questo rende le lezioni invivibili; ciò non può delineare le scuole italiane funzionale ma soprattutto efficaci come quelle di una volta. Ma le situazioni sfavorevoli si sono evidenziate anche per i disabili: si cerca di "discriminarli" allontanandoli dalla scuola comune e portandoli in classi che siano solo per disabili.
I finanziamenti che stanno tagliando alle scuole pubbliche saranno re-investiti per le scuole private,  così che si arriverà al punto che le  scuole funzionali siano solamente quelle private e solo i benestanti potranno frequentare le scuole.
E' per questa ragione che gli studenti insieme ai docenti di tutta Italia si dirigono verso il Ministero dell'istruzione per rivendicare i propri diritti ormai calpestati.Ma i ragazzi che nn si sono dati per vinti promettono che continuernno le loro proteste fino a quando il Ministro sarà disposto a abbassare la testa e ascoltare i loro diritti.

Il popolo italiano non si arrende agli attacchi del ministro: slogan, grida e cortei animano le piazze italiane. (di Silvia)


"Bisogna avere il coraggio di cambiare. E' indispensabile proseguire sulla strada delle riforme: dobbiamo puntare a una scuola di qualità, più legata al mondo del lavoro e più internazionale",  - è questa la risposta del Ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, contro tutti coloro che venerdì 8 ottobre sono scesi nelle piazze italiane per protestare. 
In 50 città d’Italia,fra cui Roma, Napoli, Milano, Bologna, Lecce, non solo studenti, docenti e precari, ma anche ricercatori, associazioni dei genitori dei disabili e il personale ATA, rivolgono la loro rabbia verso una  donna, che ritiene di “ far del bene” alla scuola italiana, già debole nel passato. Una giornata tranquilla  in tutte le città a parte Torino e Milano, dove sono intervenute le forze dell’ordine. Un ministro che si è opposto all’incontro di una delegazione, ritenendo che questo “stupido” sciopero non è stato fatto per difendere la scuola e l’istruzione pubblica, ma che è una strumentalizzazione da parte della sinistra, una sorta di propaganda  politica. 
Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl, aggiunge che queste proteste, fra slogan, cortei e grida, sono contro e non per la scuola. Nonostante l’indifferenza del ministro Gelmini gli italiani, lottano per una nuova  riforma che possa migliorare le ”nostre” scuole, con l’aumento delle ore, la diminuzione degli alunni per classe, l’assegnazione di cattedre, con l’opportunità dei  precari di lavorare, con la diminuzione di tagli iniziati con la Legge Finanziaria 133 del 2008, con l’approvazione di una Legge Quadro sul diritto allo studio per borse di studio, chiedendo in fine  forti investimenti sull'edilizia scolastica. 
Non è che solo l’inizio di una protesta che continuerà a manifestarsi fino a quando il popolo italiano non avrà ricevuto delle risposte da parte di coloro che detengono il potere.

I rischi delle manifestazioni 8 ottobre: sciopero studentesco L’opposizione alla riforma della scuola continua (di Giulia)


Nelle ultime manifestazioni hanno partecipato, secondo gli organizzatori, almeno 300mila persone in oltre ottanta città contro il Ministero della Pubblica Istruzione. Hanno scioperato studenti, docenti, ricercatori, precari, associazioni dei genitori dei disabili per disapprovare le nuove riforme.
A Roma, 35mila individui si sono riuniti nel piazzale Ostiense per dirigersi verso il ministero dell’Istruzione in viale Trastevere. Una delegazione ha chiesto di essere ricevuta dal ministro Gelmini, che tuttavia ha rifiutato l'incontro.
Si sono tenute manifestazioni a Napoli, Milano, Torino, Palermo, Firenze, Bologna, Catania, ma anche nelle cittadine di provincia.
Le proteste possono creare dei disagi e tensioni.
L’8 ottobre, a Milano, circa 300 studenti si sono allontanati dal corteo diretto al Provveditorato per raggiungere la Statale, dove tenere un'assemblea spontanea. Essi hanno spruzzato spray irritante sugli agenti e un funzionario, colpito agli occhi, è stato portato in ospedale. Alcuni ragazzi dei licei e precari sono stati portati via dalla polizia.
Anche a Torino sono stati lanciati fumogeni e bottiglie contro la polizia, ma senza gravi conseguenze.
La scuola punta ad essere influenzata e gestita da interessi di aziende ed enti privati che hanno l'obiettivo di sfruttare la cultura e le intelligenze della scuola per interessi di mercato e per profitti economici.
Gli studenti chiedono l’annullamento dei tagli e la reintroduzione sul posto di lavoro dei docenti precari.
Invitano anche ad aumentare le spese per l’istruzione, credendo che possa essere l’unico modo per uscire dalla crisi.
Gli alunni vorrebbero avere la possibilità di gestire l’orario settimanale autonomamente e che venga rimesso in discussione il tetto di cinquanta assenze per la bocciatura.
Mariastella Gelmini, Ministro dell’Istruzione, afferma che è necessario attuare delle riforme per eliminare i meccanismi di inefficienza che hanno indebolito la scuola italiana in passato. Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, appoggia il ministro Gelmini.
Invece Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Pd, sostiene che gli studenti non dovrebbero stare in aule sovraffollate, oltre il limite della sicurezza.
Anche il 15 e il 16 ottobre si manifesterà per la cancellazione dei tagli di orario, materie, e posti di lavoro, per l'assunzione stabile dei precari, per l'investimento nell'istruzione almeno ai livelli medi europei e per il recupero integrale degli scatti di anzianità e dei contratti.
Il 30 ottobre sciopereranno i precari.

Salviamo la scuola dalle mani della Gelmini (di Alessandra)


 “Cambiare, ORA!” E’ questo lo slogan degli almeno 300mila ragazzi scesi in piazza venerdì 8 ottobre. I giovani di tutta Italia hanno voluto dire no ad una scuola che ormai non li rappresenta più. Il nuovo anno scolastico ha portato dei cambiamenti profondamente innovativi, opera del ministro Gelmini, super odiata dai ragazzi italiani. Bilanci in rosso, innumerevoli tagli, accorpamenti di alunni in classi troppo piccole, docenti precari, diminuzione dei fondi: questi sono solo alcuni dei motivi che hanno scatenato le ire delle famiglie e degli studenti stessi! A protestare per le strade della capitale erano in 35mila, tra professori e alunni, che hanno paralizzato il traffico in zona Trastevere e hanno marciato imperterriti e battaglieri verso il Ministero. In prima fila sotto il dicastero manifestavano anche i disabili indignati, che sventolavano cartelloni parecchio eloquenti “Rischiamo, con i tagli, di essere espulsi dalla scuola”! Una delegazione ha chiesto di incontrare il ministro che però non ha accettato di riceverla, avvalendosi del fatto che all’Università La Sapienza fosse in atto una manifestazione in suo sostegno. Ciò ha spinto i manifestanti a rimanere in presidio sotto il dicastero; gli studenti “fantasma”, che indossavano cioè maschere bianche in modo da nascondere il volto, si sono appostati sulle scale del Ministero sotto la ferma vigilanza delle forze dell’ordine. “Bisogna avere il coraggio di cambiare –ha affermato la Gelmini proprio nelle prime ore dello sciopero- La protesta di oggi però mi pare riproporre vecchi slogan di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento”.
Va sicuramente a vantaggio degli scioperanti la replica del presidente dell’Italia dei Valori Di Pietro “E' vergognoso che la protesta di migliaia di studenti venga liquidata. Il ministro Gelmini sa benissimo che i tagli alla scuola pubblica sono un colpo d'accetta sul futuro di questo Paese!”. E come dargli torto visti gli indiscriminati tagli ai fondi per la scuola pubblica.
Ma passiamo ai numeri: gli scioperanti chiedono la reintroduzione delle 67mila cattedre precedentemente eliminate, un piano straordinario per l’edilizia scolastica di 12 miliardi in 10 anni e una Legge Quadro che finanzi borse di studio e libri. Non è soltanto la politica economica a mandare su tutte le furie: l’accorpamento di scuole molte diverse tra loro, l’ordinamento didattico, il limite delle 50 assenze, il fatto che gli alunni debbano stare in classi sovraffollate oltre il limite della decenza. Il rischio di una degenerazione improvvisa delle manifestazioni è stato scongiurato questa volta poiché la protesta si è rivelata molto tranquilla nonostante i momenti di tensione. A Milano l’uso di spray urticanti avrebbe provocato il ricovero di un funzionario: secondo la questura milanese tra gli studenti si sarebbero mescolati esponenti dei centri sociali. Sembra di capire che questo è soltanto l’inizio delle agitazioni, i protestatori non intendono mollare e lasciare in queste condizioni il futuro dell’istruzione. Già il prossimo venerdì 15 ottobre sono previste nuove mobilitazioni portate avanti per l’intera giornata da docenti e Ata vicini ai Cobas. Le agitazioni si protrarranno fino a sabato 16 quando scenderanno in piazza anche Fiom e Cgil. Si annunciano contestazioni anche per il 30 ottobre e il 3 novembre. Quest’autunno 2010 si prospetta molto caldo e denso di avvenimenti.

"Le manifestazioni di oggi sono contro e non per la scuola”? (di Cristina)


Roma, Napoli, Palermo, Milano, Torino, Firenze,Bologna, Lecce, Catania e chi più ne ha più ne metta. Più di 300 milioni di ragazzi hanno animato il 15 ottobre queste piazze portando avanti scioperi, cortei , proteste sperando di sensibilizzare il governo e in particolare l’apparato del Ministero dell’Istruzione a rendere più efficienti le riforme applicate di recente. E’ inutile negare che queste nuove riforme definite “innovative e moderne” hanno creato una realtà alquanto drammatica ed è per questo che i ragazzi di tutta Italia, insieme ai docenti,scioperano chiedendo di essere ascoltati. Chiedono l’annullamento dei tagli iniziati con la Legge Finanziaria 133 del 2008 e la reintrodurre tutti i docenti precari che adesso si ritrovano senza lavoro in diretta conseguenza alle 67.000 cattedre che sono state eliminate. 
Al grido di “Stella Ciao” reclamano anche un piano straordinario per l'edilizia scolastica e di rispettare il diritto relativo all’acquisizione di borse di studio, di trasporti e comodato d’uso sui libri di testo. Si leggono slogan come “Partigiani della conoscenza, costruttori di libertà” sorretti da studenti che esigono di cambiare anche la politica sui cicli e la didattica date le nuove riforme che hanno portato ad una numerosa perdita di ore, all’aumento degli studenti per classe, al ruolo, reso quasi secondario, dei laboratori. Da un comunicato degli studenti si legge Vogliamo una vera riforma della scuola, che abbandoni il 'modello Gentile' di alfabetizzazione di massa, per realizzare una scuola che non miri a selezionare, ma che dia opportunità a tutti". Eppure sembra che ciò non abbia neppure toccato lontanamente il nostro Ministro dell’Istruzione che anzi afferma : "La protesta di oggi però mi pare riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di usare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra". Mariastella Gelmini infatti crede che tutte queste riforme serviranno a sostituire quelle vecchie le quali hanno portato all’indebolimento della scuola italiana in passato. Non si sa a quale riforme così dannose ella fa riferimento ma di tutta risposta il presidente dell’Italia dei Valori, Di Pietro, replica: “E' vergognoso che la protesta di migliaia di studenti, scesi in piazza questa mattina per protestare, venga liquidata dalla fautrice di questa mattanza con una semplice battuta.” Egli infatti è consapevole che tutto ciò che oggi porta dei danni all’apparato scolastico sarà “un’accetta sul futuro di questo Paese”.
Tuttavia i giovani non hanno alcuna intenzione di mollare infatti già per il 30 ottobre è prevista una nuova protesta da parte dei precari e per quanto riguarda il 3 novembre scenderanno nelle piazze gli iscritti all’Anief, gli educatori in formazione che si ritroveranno a Roma davanti al ministero.
È inutile negare che più di puntare alla creazione di una scuola di qualità, le riforme targate Gelmini tendono a essere influenzate da aziende private con l’unico obiettivo di sfruttare la cultura e le intelligenze della scuola per interessi di mercato e di tipo economico.

Studenti scioperano contro le nuove riforme (di Viviana)


Sono stati circa 300 mila gli studenti che venerdì 15 ottobre si sono riuniti nelle piazze delle proprie città per dire  che l’opposizione alla riforma Gelmini continua ancora . Le motivazioni che spingono gli  studenti a ribellarsi  contro queste riforme sono diverse .Attraverso queste proteste i ragazzi vogliono ottenere l’annullamento dei tagli e la reintroduzione sul posto di lavoro di tutti i docenti precari che sono stati messi alla porta con l’eliminazione di 67.000 cattedre . In ambito politico e economico anziché spendere denaro per inutili e dannose spese militari , chiedono  un investimento ai fini culturali che potrebbe essere l’unico modo per uscire dalla crisi. Riguardo la didattica il ministro della pubblica istruzione taglia ore, aumenta studenti per classe, ma soprattutto, con la nuova riforma vi è un sistema suddiviso in biennio-triennio, da ciò scaturisce l’impossibilità di completare nei tempi stabiliti  i programmi e una rincorsa alle verifiche. Quindi richiedono  un biennio unitario affiancato a un triennio,  allo scopo di indirizzare al meglio verso la specializzazione dei percorsi formativi, per far sì che possano  accedere al mondo lavorativo e universitario con competenze adeguate. Inoltre desiderano che venga rimesso in discussione la bocciatura per le cinquanta assenze fatte nel corso dell’anno . Alle proteste la Gelmini risponde così: “la protesta mi pare riproporre vecchi slogan di chi vuole mantenere lo status quo, di chi è contro qualsiasi tipo di cambiamento e crede di utilizzare la scuola come luogo di indottrinamento politico della sinistra.” Cicchitto afferma che “gli studenti che hanno sfilato con slogan datati per le vie della città sono contro e non per la scuola.” Infine Antonio Di Pietro , presidente dell’Italia dei valori , scrive sul suo blog che “il Ministro Gelmini sa benissimo che i tagli alla scuola pubblica sono un duro colpo sul futuro di questo paese”, e trova vergognoso il fatto che la protesta di migliaia di studenti sia stata liquidata con una sua semplice battuta . Quella di venerdì è solo la prima protesta di una lunga serie , poiché studenti , docenti , precari, sono disposti a continuare la loro protesta anche nei giorni 30 ottobre e 3 novembre .

Sciopero in tutta Italia! (di Luana)


La mattina dell'8 ottobre gli studenti di tutta Italia si riuniscono nelle piazze per protestare contro la riforma del Ministro Gelmini. In circa 300 mila partecipano alle manifestazioni contro i tagli delle scuole nel piazzale Ostiense per dirigersi verso il ministero dell'istruzione. Stessa cosa avviene anche in diverse città dell' Italia come: Torino,Milano,Bologna,Lecce,Trieste..
Proprio lì fortunatamente troviamo manifestazioni tranquille senza gravi problemi, con qualche episodio di tensione.
La Gelmini protesta per l'utilizzo di slogan vecchi e ripetitivi e accusa gli scioperanti di non aver coraggio di cambiare,di voler rimanere al passato, per trovarsi in uno stato equo.
A ciò risponde il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro: “Il ministro Gelmini sa benissimo che i tagli alla scuola sono un colpo d’accetta sul futuro di questo Paese” e considera vergognoso che il ministro riesca a liquidare tale manifestazione con una battuta.
L'intento dei manifestanti è quello di rintrodurre nelle scuole i docenti licenziati che hanno abbandonato 67.000 cattedre e un piano sull’ edilizia scolastica di 12 miliardi di euro in dieci anni.
Da queste manifestazioni si sentono voci come: “Basti ai tagli” e  “Gelmini vogliamo una vera riforma della scuola”.
Il loro dissenso è anche ispirato all’unione di scuole di discipline diverse tra loro; all’aumento del numero degli studenti per classe e all’apertura della scuola ai privati,timorosi peraltro che i comitati tecnico-scientifici vengono composti da baroni e imprenditori.
In particolar modo deve essere ricontrollata la decisione sul numero delle cinquanta assenze per aver il diritto di mancare alle lezioni come forma di protesta.
A Roma così quasi trenta mila si dirigono verso il ministero e chiedono di essere ricevuti dalla Gelmini, che non li accoglie e afferma di avere dei sostenitori all’università La Sapienza a Palermo.
Questa è stata una delle manifestazioni più calde e sentite del mese di Ottobre, che unisce in una sola giornata DOCENTI, PERSONALE ATA e STUDENTI.
Si fanno sentire anche i disabili, disgustati dai tagli eseguiti che potrebbero cacciarli dalle scuole.
Con questa nuova politica sembra chiaro che siamo ritornati indietro nel tempo, nel peggiore dei modi.
Questa giornata dell’ 8 ottobre non sarà certamente l’unica, ma ne sono previste altre, destinate anche queste al successo. Già è avvenuta quella della mattina del 15 ottobre,che chiamava i docenti e il personale ATA a scioperare insieme agli studenti e ai genitori fino al 16 ottobre.
È opportuno fare sentire ed esprimere il proprio dissenso per dimostrare di non essere d’accordo nei confronti di un ministro, che non ascolta e che peggiora la situazione. Si deve rappresentare ciò, tramite queste manifestazioni ed essere in grado di cambiare le cose per gestirle in modo giusto ed equilibrato. Pensate che la Gelmini glielo lo permetterà? Lo vedremo..