Sunday 24 October 2010

Salviamo la scuola dalle mani della Gelmini (di Alessandra)


 “Cambiare, ORA!” E’ questo lo slogan degli almeno 300mila ragazzi scesi in piazza venerdì 8 ottobre. I giovani di tutta Italia hanno voluto dire no ad una scuola che ormai non li rappresenta più. Il nuovo anno scolastico ha portato dei cambiamenti profondamente innovativi, opera del ministro Gelmini, super odiata dai ragazzi italiani. Bilanci in rosso, innumerevoli tagli, accorpamenti di alunni in classi troppo piccole, docenti precari, diminuzione dei fondi: questi sono solo alcuni dei motivi che hanno scatenato le ire delle famiglie e degli studenti stessi! A protestare per le strade della capitale erano in 35mila, tra professori e alunni, che hanno paralizzato il traffico in zona Trastevere e hanno marciato imperterriti e battaglieri verso il Ministero. In prima fila sotto il dicastero manifestavano anche i disabili indignati, che sventolavano cartelloni parecchio eloquenti “Rischiamo, con i tagli, di essere espulsi dalla scuola”! Una delegazione ha chiesto di incontrare il ministro che però non ha accettato di riceverla, avvalendosi del fatto che all’Università La Sapienza fosse in atto una manifestazione in suo sostegno. Ciò ha spinto i manifestanti a rimanere in presidio sotto il dicastero; gli studenti “fantasma”, che indossavano cioè maschere bianche in modo da nascondere il volto, si sono appostati sulle scale del Ministero sotto la ferma vigilanza delle forze dell’ordine. “Bisogna avere il coraggio di cambiare –ha affermato la Gelmini proprio nelle prime ore dello sciopero- La protesta di oggi però mi pare riproporre vecchi slogan di chi è aprioristicamente contro qualsiasi tipo di cambiamento”.
Va sicuramente a vantaggio degli scioperanti la replica del presidente dell’Italia dei Valori Di Pietro “E' vergognoso che la protesta di migliaia di studenti venga liquidata. Il ministro Gelmini sa benissimo che i tagli alla scuola pubblica sono un colpo d'accetta sul futuro di questo Paese!”. E come dargli torto visti gli indiscriminati tagli ai fondi per la scuola pubblica.
Ma passiamo ai numeri: gli scioperanti chiedono la reintroduzione delle 67mila cattedre precedentemente eliminate, un piano straordinario per l’edilizia scolastica di 12 miliardi in 10 anni e una Legge Quadro che finanzi borse di studio e libri. Non è soltanto la politica economica a mandare su tutte le furie: l’accorpamento di scuole molte diverse tra loro, l’ordinamento didattico, il limite delle 50 assenze, il fatto che gli alunni debbano stare in classi sovraffollate oltre il limite della decenza. Il rischio di una degenerazione improvvisa delle manifestazioni è stato scongiurato questa volta poiché la protesta si è rivelata molto tranquilla nonostante i momenti di tensione. A Milano l’uso di spray urticanti avrebbe provocato il ricovero di un funzionario: secondo la questura milanese tra gli studenti si sarebbero mescolati esponenti dei centri sociali. Sembra di capire che questo è soltanto l’inizio delle agitazioni, i protestatori non intendono mollare e lasciare in queste condizioni il futuro dell’istruzione. Già il prossimo venerdì 15 ottobre sono previste nuove mobilitazioni portate avanti per l’intera giornata da docenti e Ata vicini ai Cobas. Le agitazioni si protrarranno fino a sabato 16 quando scenderanno in piazza anche Fiom e Cgil. Si annunciano contestazioni anche per il 30 ottobre e il 3 novembre. Quest’autunno 2010 si prospetta molto caldo e denso di avvenimenti.

No comments:

Post a Comment